Ecosocialismo

(Socialismo 102)

Una guida studio sul libro del 2015 di Michael Löwy ‘Ecosocialismo: un’alternativa radicale per la catastrofe capitalista’

Sintesi, parte 3

Capitolo Tre: L’Ecologia e La Pubblicità

Sì, la colpa è del sistema capitalista, ma il cambiamento radicale deve anche affrontare i problemi della consumazione. Il capitalismo ha creato una consumazione eccessiva da parte delle masse, che è il tipo di consumazione prevalente.

È basato sulla falsa necessità: feticismo di esposizione, spreco e lusso. Possiamo fare una distinzione tra quella che è una necessità artificiale e quella che è autentica esaminando la manipolazione mentale della pubblicità. 

I produttori utilizzano le tecniche di marketing, trucchi promozionali, e obsolescenza programmata (cioè costruire un oggetto che diventa obsoleto e obbliga il consumatore a comprarne uno nuovo). Senza il capitalismo, non ci sarebbe alcun bisogno di fare pubblicità. 

La pubblicità è pericolosa per l’ambiente. È uno spreco delle nostre risorse limitate, costa milioni di decine di euro soltanto in Francia (più di un budget di un paese Africano), taglia miliardi di alberi per fare volantini e brochures, inquina l’aria con pubblicità neon, e crea semplicemente così tanta spazzatura.

“Se stai cercando un settore di economia che è inutile, che potrebbe facilmente essere eliminato senza alcun danno alla popolazione mentre metti da parte grandi spese di energia e materie prime- qual è un esempio migliore dell’industria promozionale?” (pag. 47-48).

Gli ambientalisti sostengono che dobbiamo denunciare il consumismo dell’Occidente, ma come possiamo aggiustare questa situazione? Dovremmo far sentire in colpa i consumatori? No. 

Il danno fatto dalla pubblicità sui nostri consumatori non può essere cancellato in un giorno o ottenuto da una delle persone più virtuose della società. L’annullamento della consumazione eccessiva passo per passo include una “vera battaglia politica dove un’educazione attiva delle autorità pubbliche fa qualcosa” (pag. 48).

In questa battaglia, i “bravi ragazzi” saranno l’educazione, le associazioni dei consumatori, i sindacati, i movimenti ecologici, e i partiti politici. Insieme, devono sopprimere interamente la pubblicità, che ha assunto una forza imperialista nel “colonizzare le nostri menti e comportamenti, la quale terribile efficacia non può essere sopravvalutata” (pag. 48).

We must create conditions where people can, bit by bit, discover their real and qualitative needs and thus change their consumption patterns. Such conditions look like one where culture, education, health care, and home improvement are valued more than buying the latest new gadget and other useless commodities.

Dobbiamo creare condizioni dove la gente può, piano piano, scoprire le loro necessità reali e qualitative e, così, cambiare il loro modello di consumazione. Tali condizioni ci saranno quando alla cultura, all’educazione, alla sanità, e alla casa verrà dato più valore che comprare l’ultimo gadget da poco uscito e altri prodotti inutili.

Capitolo Quattro: Chico Mendes e la Lotta Brasiliana per la Foresta Amazzonica

Chico Mendes era un attivista del movimento che “continua ad ispirare nuove lotte, non solo in Brasile ma anche in altri paesi e continenti” (pag. 59). Guarda una linea del tempo della sua vita here .

Capitolo Cinque: La Lotta Ecologica delle Persone Indigene

Le Comunità Indigene hanno motivazioni concrete ed immediate che trovano in conflitto “le culture, stili di vita, spiritualità e valori” delle loro comunità con lo spirito del capitalismo (come l'assoggettamento di ogni attività a criteri di profitto) (pag. 62).

Le Comunità Indigene sono in prima linea nelle lotte ecosociali in America Latina. Questo è perché entrambi la loro difesa ambientale e il loro stile di vita alternativo a quello neoliberale, hanno globalizzato il capitalismo che propongono. Anche se Löwy menziona lo stile di vita alternativo delle Comunità Indigene, non lo spiega altrettanto nel libro.

Tuttavia, provvede vari esempi di resistenza Indigena:

World Social Forum of Belém nell’Amazzonia Brasiliana (2009). Questo forum fu il primo caso in cui l’emergenza delle Comunità Indigene e le popolazioni tradizionali nel movimento di giustizia globale, vennero notate internazionalmente. Le Comunità Indigene formarono la Dichiarazione delle Persone Indigene al World Social Forum. Girarono una dichiarazione ecosocialista internazionale.  

Esempi di lotte locali: Peru, 2008-2012. Nel giugno del 2008, le Comunità Indigene andarono contro il governo neoliberale di Alan García e le loro autorizzazioni a corporazioni di petrolio e esporto del legno di sfruttare la cordigliera delle Ande e l’Amazzonia. Il governo, sfortunatamente, riuscì a reprimere le proteste causando molte morti.

Nel 2011, un nuovo governo, a capo di Ollanta Humala, ereditò il Conga Project. Il Progetto dava alla compagnia mineraria Yanacocha (della multinazionale Newmont Nordamericana) il permesso di sfruttare miniere d’oro all’aperto. Ciò inquinò direttamente i fiumi e le comunità vicine.

Queste comunità organizzarono canti “sì all’acqua, no all’oro”. Il governo rispose con una soppressione militare e molte morti. Le proteste in solidarietà iniziarono a spuntare in tutta America Latina ed Europa.

The Yasuní National Park Project: Ecuador, 2007-2013. 

Quando la Maxus Energy Corporation of Texas iniziò a trivellare vicino al Parco Nazionale Yasuní, trovarono 850 milioni barili di petrolio nel parco e vollero estrarre quest’ultimo.

 Il movimento Indigeno protestò e evitò l’estrazione di 400 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in cambio di un compenso dalla comunità internazionale. Proposero $3.5 miliardi che in 13 anni sarebbe stato pagato ad un fondo degli Stati Uniti e alla UNDP ( United Nations Development Programme) per preservare la biodiversità e sviluppare energia rinnovabile. 

Fu una delle uniche iniziative internazionali che ebbe effetto ai tempi perché lasciò il petrolio nel suolo; facendo sì che fosse più efficiente del ‘mercato delle quote di emissione’ e del ‘meccanismo di sviluppo pulito’. Nel 2013, però, il governo di Rafael Correa lasciò il progetto e aprì il parco alle società petrolifere. Il movimento Indigeno protestò e chiamò un referendum a riguardo di ciò.

World People’s Conference on Climate Change: Cochabamba, Bolivia, 2010. In COP15, Evo Morales- il presidente Indigeno della Bolivia e unico capo del governo in supporto delle dimostrazioni che stavano accadendo alla conferenza con lo slogan ‘cambio di sistema, non di clima’ - poi convocò il World People’s Conference on Climate Change e il Rights of Mother Earth in 2010.

Questo diventò un sito di lotte vittoriose contro la privatizzazione dell’acqua. Qui, adottarono una risoluzione con un considerevole effetto internazionale che criticò la logica della competizione, del progresso, e della crescita illimitata e prioritaria protezione di Mother Earth.

Introdusse il concetto del “buen vivir” -vivere bene- nel mainstream, che è un concetto “basato sulla soddisfazione di reali necessità sociali e rispetto per la natura in opposizione al culto della crescita, dell’espansione dello ‘sviluppo’ del capitalismo, accompagnato dall’ossessione di voler ‘sempre di più’ del consumatore” (pag. 71).

Contraddizioni dei Governi di Sinistra del Sud  America. L'ecologia non è una priorità per tutta la sinistra o centro-sinistra; la maggior parte non va oltre i limiti del liberalismo sociale (per esempio, il Brasile, l’Uruguay, El Salvador, il Cile). 

Lula de Silva in Brasile, per esempio, era a capo del Partito Operaio, ma permise la costruzione del Belo Monte Dam (la terza diga più grande al mondo) e un progetto che permetteva l’estrazione di olio da grandi riserve che si trovavano diversi chilometri sott’acqua, che non era mai stato provato prima. Ci furono movimenti sociali che protestavano per i diritti di trivellazione, ma non il progetto in particolare.

Alcuni paesi cercando di allontanarsi da tali politiche, come il Venezuela, la Bolivia e l’Ecuador. Tutti questi paesi hanno dei governi anti-imperialisti e anti-oligarchici, ma i loro budgets sono “totalmente dipendenti dai rendimenti dei combustibile fossili” (pag. 73).

Il Venezuela non ferma l'industria della pesca di massa. La strategia di sviluppo del governo della Bolivia si affida alla produzione di gas e attività minatorie, perciò hanno permesso la costruzione di un’autostrada al costo della deforestazione dell’ambiente. La costruzione dell’autostrada fu protestata, il che provocò la sospensione del progetto, ma coloro che protestavano vennero etichettati come “nemici del progresso e dello sviluppo nazionale” (pag. 74).

In Ecuador, l’abbandono del progetto Yasuní “mostra quanto facilmente i governi progressivi possano sacrificare l’ambiente nell’interesse dei profitti” (pag. 74).

Le Comunità Indigene sono in prima linea nel movimento ecosocialista. Queste ultime hanno anche culture e stili di vita che hanno “marcato il discorso e la cultura dei movimenti sociali ed ecologici, Social Forums, e networks di giustizia globale” (pag. 75-76). I governi “di sinistra” che adottano modelli estrattivi di sviluppo devono finire.


Fonte

Löwy, Michael. Ecosocialismo: un'alternativa radicale alla catastrofe capitalista. Haymarket Books, 2015.

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